mercoledì 18 aprile 2012

TESI 2010/2011: Lodovica Guarnieri

IL ROVESCIO. L'INCONSCIO DISEGNA LA CASA
Una casa per Erwin Wurm


La tesi riguarda la progettazione di uno spazio multifunzionale per l’artista Erwin Wurm.
Il progetto deve sopperire alla necessità di uno spazio sia espositivo che domestico, andandosi ad inserire all’interno di un edificio milanese degli anni ’50, progettato dall'architetto Luigi Moretti.
Dovendo definire un ritratto del mio committente, la prima fase del lavoro si concentra sull’analisi e studio dell’opera di Wurm. La comprensione della sua filosofia, del suo modo di relazionarsi al mondo e quindi dei meccanismi che lo portano a tradurre la sua esperienza con le sue opere d’arte, deve portare alla realizzazione di un ritratto psicologico dell’artista.
Il fine è delineare una nuova metodologia di progettazione che contenga e bilanci il pensiero dell’artista e il mio.
Il risultato è di un artista che scava, si addentra e indaga l’inconscio attraverso l’esperienza delle sue opere da parte del pubblico.
Wurm considera il deforme come l’unico modo a noi possibile per esprimere e liberare la nostra vera natura, quella sepolta dalle regole sociali e dal “buon costume”.
La sua arte punta a concretizzare le nostre paure e desideri più profondi attraverso la deformazione di tutto ciò che ha un ruolo nella nostra vita ( comportamenti, corpi, oggetti, simboli e luoghi ).
Giocando con un linguaggio di simboli e comportamenti basilari, egli ricostruisce un mondo fantastico abitato da macchine ciccione e case magrissime e dove le persone sono libere di comportarsi come vogliono.

La ricerca preliminare al progetto riguarda i concetti e i simboli primigeni di ciò che è considerata dimensione private e pubblica.
Il fine è quello di ricreare uno spazio deformato dalla sua idea e percezione inconscia.
Dallo studio del concetto di “casa” percepito dalle culture non occidentali, è risultata un’idea di dimensione domestica collegata alla terra, e in particolare all’idea della morte e della sepoltura.
La progettazione di questo spazio parte dal concetto di spazio pieno e si sviluppa attraverso l’azione dello scavo dei diversi ambienti abbracciando il corpo umano come un utero materno.
Dall’altra parte l’idea base dello spazio pubblico è incarnata nell’agorà.
La piazza è luogo di incontro ma anche collegato all’agorafobia, la paura di essere indefinito, squartato e spezzato dallo spazio. Questa sensazione ci porta a una percezione distorta dello spazio e ci costringe nella ricerca di qualcosa di statico ( il più delle volte il muro o il pavimento).
L’area espositiva è dunque concepita come uno spazio processuale dove diversi passaggi definiscono il graudale collasso e distorsione dello spazio, identificato nel cubo, figura della stabilità oltre che elemento base della griglia strutturale dell’edificio.

Il progetto è definito da due aree divise, quella domestica e quella espositiva.
La prima si compone di tre livelli. Alla base c’è la “culla”, ambiente alto 2 metri e dove hanno sede i luoghi più intimi (stanza da letto e bagno).
Il secondo livello è il “convivio”, associato all’idea del focolare, l’altro concetto da cui scaturisce l’idea di domestico.
Il terzo livello, che si apre sul secondo, è l’atelièr dell’artista.
Un’unica scala collega queste tre dimensioni, basilari nel definire la concezione di domestico per Wurm.
La seconda area è quella espositiva ed è scandita da sei passaggi progressivi e regolati da climax: più il pubblico sale maggiore è il collasso dello spazio nei suoi elementi base ( muro, pavimento e soffitto).
Il risultato è uno spazio composito e composto che rafforza l’effetto del lavoro di Wurm obbligando il pubblico a giocare con esso e a risultare smembrato dalla sua esplosione.






 
 
 


 
 
 
 
 
 

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