domenica 4 agosto 2013

TESI 2011/2012: Lucia Cavalieri

LE TRACCE DEL CORPO
Abitare le rovine
NIDO - modello di studio
Tracce abbandonate, tracce lasciate, tracce dimenticate. La relazione tra due componenti implica una situazione di parità o disparità tra essi. Implica il compimento di gesti consapevoli o inconsapevoli di una componente sull’altra. La testimonianza di queste relazioni è rappresentata dalle tracce. La loro natura dipende dalla consapevolezza dei gesti del corpo.
Figurativamente le tracce sono resti che determinano il rapporto incessante tra corpo e spazio. I resti a loro volta sono corpi, spazi, oggetti. Sono dotati di personalità, specificità, significato. Hanno una biografia.

Le rovine sono vortice di interconnessioni, di scambi di storie che si legano non solo allo spazio ma anche al corpo che lo ha vissuto. Il corpo se ne va e ciò che rimane testimonia l’intreccio di memoria fisica e spirituale di cui i luoghi abbandonati sono intrisi.

La traccia nel progetto
Vittoriano Viganò, Istituto Marchiondi Spagliardi a Milano, 1952/57
Natura e caos contro rigore e geometria. Animale contro essere umano. Istinto contro raziocinio. Ogni elemento nel Resto di Vittoriano Viganò (l'Istituto Marchiondi Spagliardi a Milano, capolavoro degli anni 50 in stato di abbandono da più di trent'anni) sembra convivere e coesistere in equilibrio ed armonia. Lo scenario presente è diventato inspiegabilmente perfetto nel suo essere allo stesso tempo passione e ragione. Lo scopo dell’abitare la rovina è quello di dare vita a delle microstrutture che dialoghino da entrambi i lati con l’edificio e la natura, ed allo stesso tempo siano costruiti assemblando tracce di Viganò con tracce delle case degli animali: creare dalle tracce lo spazio che permette al corpo di osservare tracce dell’architettura. Per sottolineare l’importanza insita nel termine e nel suo significato all’interno del progetto è necessario ripeterlo insistentemente. Tracce che creano spazio, spazi che a loro volta permettono di osservare tracce. Sembra quasi un’ossessione, che si ripete vorticosamente e si riscontra in modo incessante in tutti gli elementi che si hanno affrontato: le case della natura sono tracce abbandonate dopo l’uso da coloro che le hanno costruite, i quali si sono serviti a loro volta di tracce per comporre i loro affascinanti rifugi. Ecco che gli uccelli creano il proprio nido sfruttando tracce che la natura ha abbandonato; il ragno traccia la sua casa creando un vero e proprio percorso geometrico e il bruco e il verme danno vita ad una vera e propria traccia tangibile del loro corpo, il primo ricoprendosi per proteggersi, il secondo scavando per crearsi spazio. Tutto si ricongiunge, in un incessante ed infinito vortice di tracce, di storie, di resti che si intrecciano e legano tra loro. Nulla viene lasciato al caso: tracce dell’edificio e tracce della natura dialogano nella conformazione dei nuovi spazi. Parlare la lingua di Viganò senza dimenticare quella della natura, generare spazio dialogando con quello esistente, dare vita a nuovi contenitori di tracce, questo è l’intento del progetto.

1. NIDO (protetto)
Mi chiudo, nascosto. Mi sento tranquillo. Lo spazio mi avvolge in un morbido abbraccio. L’involucro protegge il mio corpo.


NIDO - schizzi e modelli di studio
2. RAGNO (sospeso)
Non so cosa fare. Vivo a metà nel rassicurante equilibrio, sospeso nello spazio. Improvvisamente mi sento al sicuro.
RAGNO -  schema di posizionamento all'esterno dei dormitori
3. BOZZOLO (appeso)
Fragile nido di sogni. Il vento mi culla, per un attimo sono leggero. Scopro il mondo, osservo lo spazio, mi sento libero.
BOZZOLO - modello
4. VERME (nascosto)
Punto di vista. dal basso sembra tutto infinitamente più grande. Non ho potere sullo spazio, posso solo concentrarmi sul mio corpo. Mi osservo.


VERME - modello preliminare e sezione definitiva

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